27 May 2016
L'architetto contemporaneo deve essere disposto ad azzerare quella definizione che lo vuole solo "progettista di spazi fisici"; deve essere pronto a ricercare e indagare in ambiti che vanno al di là del concetto fisico di spazio, ma che da questo sono direttamente o indirettamente influenzati. Lo spazio può diventare comunicazione, economia, marketing. Un'architettura privata può costituire un linguaggio che va ben oltre la sua fisicità; è un linguaggio astratto che racconta, attraverso la sua semantica, la storia, la posizione, il ruolo sociale di chi la vive. Insomma, fare architettura oggi significa determinare "segni della propria contemporaneità"; tanto che l'architetto per raggiungere tale obiettivo deve tessere relazioni nella comunità dove opera, sviluppare nuove idee (anche astratte), rendere trascendentale lo spazio fisico e farlo diventare "economicamente" e "socialmente" interessante.
Insomma ogni oggetto fisico che appartiene alla nostra realtà (una casa, un mobile, un arredo, etc.), deve essere interpretato in modo tale che assolva sì alla sua funzione pratica, ma anche alla sua straordinaria capacità di "COMUNICARE" il tempo in cui quell'oggetto è stato creato ... deve incuriosire, deve essere sensuale, deve raccontare la tipicità del suo periodo storico.
Propongo di seguito l'illustrazione della "capanna originaria" di Laugier, storico/teorico dell'architettura, che interpreta la "capanna" come prima forma di vera "architettura", con il tentativo di "bloccare" in un disegno il concetto di passato, arricchendo di significati figurativi quella struttura primordiale, che è un segno storico dell’umanità, da osservare e analizzare come un cimelio del progresso evolutivo.
A seguire l’immagine di un progetto di lighting dello studio olandese LAb[au], che viene incaricato di progettare la "pelle" della Dexia Tower, di Bruxelles: una sorta di termometro fuori scala, che propende a "stimolare" una visione futuristica.
Entrambe le azioni, anche se una immaginifica, quella di Laugier, l’altra tangibile, quella di LAb[au], tendono a teorizzare, seppur in forme differenti, l’importanza del “segno architettonico”, come portatore di informazioni antropologiche e sociali.